BUONA VISIONE A TUTTI E BUON ASCOLTO DI RCR RADIO CENTRO ROSETO.

 

IN MEMORIA DI GINO ROMANO

di David Jackson

Gino l’ho conosciuto quando avevo 12-13 anni. All’epoca frequentavo il laboratorio/atelier musicale del Maestro Francesco Converso, insieme a Fedele Casciano, Falcone Giuseppe, Terry Jackson e Vito Pappano.  Dopo i primi rudimenti musicali, il maestro Converso ci fece passare ben presto alla pratica, al “fare musica” per davvero.  Così, su sua iniziativa, ci ritrovammo tutti a far parte di un gruppo musicale che si stava formando a Roseto e fu lì che conobbi Gino Romano e gli altri autorevoli membri fondatori del gruppo, tra cui Savino Capobianco e il più giovane Enzo D’Avanzo i quali, in misura diversa, diedero una svolta alla mia vita sia professionale che umana. Più che un gruppo, la formazione musicale era un’ “orchestra da strada” (e non esagero), perchè formata da persone che conoscevano l’arte della musica. Gino, il Maestro, pretendeva da tutti la perfezione: ritmo, armonia e melodia, senza tralasciare l’intonazione, dovevano essere perfettamenti equilibrati. Non era però una persona autoritaria, anzi consultava spesso gli altri fondatori del gruppo perchè rispettoso del contributo e del pensiero di ognuno. A noi allievi chiedeva serietà e studio, trasmettendoci già il suo profondo senso della professionalità. Perfezionista Gino lo è stato anche con se stesso. Una volta sono andato a trovarlo, come mi capitava di tanto in tanto, e l’ho trovato intento a preparare una lezione di educazione musicale. Aveva davanti a sè 4 o 5 libri di testo perchè, si sa, i libri non sono mai esaurienti e lui voleva che la sua lezione fosse il più completa possibile, anche se destinata a ragazzi di scuola media. Tornando all’“orchestra” da strada, di cui facevamo ormai parte, ovunque andassimo la gente ci accoglieva con grande entusiasmo benché fossimo un numero esiguo di musicisti. Con la nostra “orchestra da strada” abbiamo accompagnato le majorettes di San Bartolomeo in Galdo fino a Fuorigrotta, entrando nello stadio San Paolo di Napoli. Quando scendevamo “a valle” per esibirci con altre realtà musicali, eravamo salutati come “salvatori” perchè portavamo con noi ritmo, armonia e melodia. Noi, d’altro canto, eravamo ben orgogliosi di tenere alta la tradizione musicale del nostro piccolo paese.
Ricordo le “scampagnate” che facevamo durante le pause: Savino col bottiglione di vino fatto da lui e Vito con il coniglio preparato dalla mamma, “zia Celeste”. Non ricordo cosa portasse Gino, forse la frittata, e noi altri cosucce, ma questo non è importante. Gino da un po’ di anni non suonava più e il “fare musica” gli mancava. Per contro scriveva e, da quello che so, ha scritto anche delle marce per banda (l’attuale banda del paese potrebbe chiedere agli eredi il permesso di renderle “fruibili”, musicalmente parlando). Gino, sono sicuro che adesso che non sei più tra noi, hai ripreso a suonare il trombone nell’orchestra del Signore, dove hai già ritrovato alcuni nostri cari amici. A te, che hai vissuto con bontà e generosità la tua esistenza, non posso che rivolgere un immenso “grazie” per il tuo esempio e per la tua amicizia vera e leale. Con affetto e riconoscenza.